La corrida

Ogni volta che comprate un biglietto per la corrida sapete che pagate per vedere la tortura e la morte.
Gli animalisti spagnoli continuano da anni a lanciare appelli a tutta l’Europa, affinché venga abolito quello spettacolo che anche il giornale “El Pais” ha condannato definendolo “per cafoni e sottosviluppati”.

E’ giusto che ognuno di noi conosca la verità sulla corrida, tutto quello che non si vede, tutto quello che si nasconde sotto l’ambiente di festa. 

L’allevamento

 I tori sono allevati selettivamente per garantire un sacrificio spettacolare. Nell’allevamento il toro se ne sta docile e sicuro assieme alla sua compagnia. Quando viene separato dagli altri e si ritrova solo, ed è allora che scattano in lui e l’insicurezza e l’istinto di difesa. Pesa quattro o cinque quintali quando viene portato alla corrida. 

Prima dello spettacolo: le torture

Il toro è un animale mansueto; quando entra nell’arena è solamente terrorizzato per le torture subite.
Prima della corrida, infatti viene messo in un cassone oscuro e tenuto senza mangiare e senza bere. Viene ripetutamente colpito con sacchetti di sabbia e tavole; i suoi occhi sono riempiti di vaselina e le zampe cosparse di trementina, per impedirgli di stare fermo; alla fine gli viene infilata della stoppia nella gola e nelle narici. Il toro entra nell’arena con una lama già conficcata nel dorso, con un nastro in cima (solo questo vede lo spettatore), si chiama “coccarda “ e come altre operazioni, ha lo scopo di straziare l’animale per farlo apparire feroce.

La corrida

 Il programma inizia con la sfilata nell’arena di tre toreri; ogni torero ucciderà due tori. Dietro i toreri ci sono le squadre: tre banderilleros e due picadores a cavallo; ogni membro della squadra è preordinato per infliggere un tipo specifico di tortura per demolire l’animale…in modo che il torero non corra rischi! Il toro, trasportato in un cassone, appena viene fatto uscire, corre nell’arena: il povero animale… crede di aver riacquistato la libertà… poi comincia la paura. Due picadores entrano nell’arena a cavallo; uno di loro affonda la lancia nella schiena del toro spingendo con tutta la sua forza, spezzandogli i muscoli del collo e delle spalle. I picadores feriscono così il toro due volte ciascuno, fino a che l’animale ha difficoltà ad alzare la testa.

Una volta usciti dall’arena i picadores, è il turno degli impavidi banderilleros, ciascuno munito di un paio di arpioni chiamati banderillas”…cioè piccole bandiere. Quelle che il corridologo Piero Sardo definisce “inutili perché procurano all’animale il fastidio delle punture d’insetti”. I banderilleros si precipitano verso l’animale cercando di conficcare gli arpioni nei muscoli delle spalle. Sgorga altro sangue che arrossa l’arena.

Ora il toro sfinito deve affrontare l’esecuzione. Il torero deve conficcare la spada in mezzo alle scapole in modo da trapassargli il cuore. Questa spada è lunga un metro.

Accade raramente che la morte sia rapida.

Dopo vari tentativi la spada colpisce i polmoni e affonda nel corpo del toro che comincia a vomitare sangue: i suoi polmoni ne sono pieni, soffoca e crolla. Per assicurarsi della sua morte un assistente lo accoltella alla base del cranio, per spezzare la colonna vertebrale. E come ultimo segno di disprezzo, il torero ripulisce la daga insanguinata sul pelo del toro; si inchina davanti alla folla, mentre la sua vittima è trascinata via agonizzante da una pariglia di muli. Ancora vivo, gli vengono tagliate coda e orecchie, macabri trofei di un'ingiusta vittoria.
Alla fine viene macellato.

Alla cara, indimenticabile Clara Genero, rappresentante illustre di infinite battaglie contro la corrida e le feste sadico religiose, che ha lasciato un segno indelebile nella storia dei diritti degli animali, in Italia e in Europa.