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04 Apr
04Apr

Ho perso il conto di quanti amici entrando nel giardino di casa dove i protagonisti sono alberi di ulivi e pini, mi chiedono: "Leila, ma un bel prato all’inglese, no?" 
NO!
Ora, capisco la fissazione, lo status symbol, ma continuare a concepire il giardino come una distesa d'erba e null'altro non è da sciocchi?
Purtroppo, ovunque si vedono prati inglesi: nelle case private, nei giardini pubblici, nelle aiuole. La fissazione, direi maniacale del prato inglese passa, o vuole passare per amore del giardinaggio.

Basterebbe fermarsi un attimo a pensare.

Uno studio svedese pubblicato sulla rivista “Environmental Science & Technology” dimostra che tagliare il prato è decisamente antiecologico. Gli scienziati dell'Università di Stoccolma hanno infatti concluso che in un'ora di funzionamento, una tipica falciatrice, inquina quanto un'automobile che percorra 150 chilometri.
Non c’è molto da aggiungere.

Il prato all’inglese, il classico tappeto erboso uniforme parente stretto degli osceni campi da golf, e che impazza negli Usa (ma anche in Italia in zone in emergenza idrica), dove occupa circa 25 milioni di ettari, è la coltivazione che occupa più spazio in tutto il Nordamerica.  Ma... non ha alcuna funzione.

Nessun vantaggio ma tanti problemi. Vediamoli insieme.


1 L'inquinamento
Per mantenere “impeccabili” questi prati, “si consumano ogni anno 3 miliardi di litri di benzina che producono sette milioni di tonnellate di CO2.

2 Il massacro della biodiversità
Ovunque un’ossessione. Prati iper-fertilizzati, iper-innaffiati, iper-tosati. Con le frequenti tosature, l'erba si rafforza a scapito di qualsiasi altra forma di vita vegetale. Secondo l' ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione
e la Ricerca Ambientale), ciascuna specie, riveste e svolge un ruolo specifico nell’ecosistema in cui vive e proprio in virtù del suo ruolo aiuta l’ecosistema a mantenere i suoi equilibri vitali.
In un ecosistema, anche piccolo, esistono vari livelli. Ci sono animali che vivono a 1 cm da terra, altri, diversi, che stanno a 5 cm o a 10 cm.
Tagliando il prato frequentemente, si tengono le piante sempre a livello di virgulto, e si dunque si stronca la crescita e la fioritura.
Tutto questo ha conseguenze terrificanti perché oltre a tagliare l'erba si tagliano fuori insetti impollinatori, come le api, ma anche bruchi, crisalidi, uova.

3 Lo spreco della risorsa idrica
Viviamo in un periodo in cui l'emergenza idrica è e sarà uno dei principali problemi del Pianeta. Negli Stati Uniti occidentali, alle prese con la siccità, è possibile ottenere persino finanziamenti dal governo se si rinuncia al proprio prato. In Italia non si vede alcuna consapevolezza nonostante i dati allarmanti. E' accettabile sprecare l'acqua per qualcosa che già di per sè è un danno? 

4 L'inquinamento acustico
Un discorso a parte meriterebbe l’inquinamento acustico. Nella mia città tosaerba, decespugliatori, motoseghe, soffiatori sono accesi tutte le mattine dal lunedì al sabato per 5/ 6 ore al giorno. Senza tregua.

Le alternative
Gli architetti paesaggisti, consigliano di tenere in giardino solo piante che richiedono poca manutenzione, che resistano bene al caldo e al freddo.
Non sarebbe opportuno eliminare tutti i problemi scegliendo un prato spontaneo che non necessiti di tagli continui, amico degli insetti e dell'ambiente?
Quanto sarebbe meglio assecondare la natura e rispettarla invece che sostituirci come al solito con arroganza, pensando di fare meglio?

IL PRATO VERDE E’ UN DANNO PER LA SALUTE E L’ECOLOGIA

Riepilogando: morte di insetti utili, impollinatori, schiaffo alla biodiversità, spreco della risorsa idrica in un pianeta già in ginocchio, inquinamento dell’aria, inquinamento acustico.  Ci sono un’infinità di alternative, di soluzioni, di scelte che senza fatica, senza sprechi, regalano prati fioriti meravigliosi.
P e r c h é   i n c a p o n i r s i ?

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