Il prato inglese

Se si chiama prato inglese un motivo ci sarà.
Desiderare in Italia il cosiddetto "prato inglese", cioè un prato costituito da 4-5 specie di graminacee (di solito Lolium, Festuca, Poa, Agrostis ecc.), significa volere un prato "artificiale", che non esiste. Un prato in cui l'equilibrio non potrà mantenersi da solo, ma richiederà un continuo, costante, invasivo intervento umano. Una scelta antiecologica, aggiungo scellerata considerati tutti gli aspetti ambientali e dello spreco della risorsa idrica.

La parola d’ordine è equilibrio.

In natura infatti i prati si riempiono di migliaia di specie differenti, ognuna delle quali sfrutta una nicchia biologica diversa dalle altre, o in parziale competizione.

Per esempio vi sono erbe a radice superficiale, altre che spingono la radice in basso, altre ancora (per esempio il tarassaco), che la mandano fino a 1,5-2 m di profondità. A questo livello la radice mobilizza risorse (per esempio il potassio), che resterebbero altrimenti inutilizzate, e contribuisce a smuovere e aerare il terreno meno fertile. Altre erbe invece competono per la luce in modo diverso, slanciandosi verso l'alto (Rumex, Chenopodium), altre rimanendo piatte e ramificandosi (Portulaca, Herniaria). Le leguminose (trifogli, veccie) crescono nelle zone povere di azoto (al contrario dell'ortica), perchè sono le sole che riescono a ottenerlo dall'aria invece che dal terreno, grazie ai batteri simbionti delle loro radici. Digitaria e Setaria (il cosiddetto "pabio" o gramigna), colonizzano in estate le zone più secche ed assolate, ed infatti non crescono sotto alle conifere o vicino ad una siepe.  
L’attento studio delle infestanti presenti può raccontarci molte cose sulle sul terreno e le cattive cure che abbiamo prestato al prato.

Tutto ciò deve far comprendere, a chi richiede un prato perfetto, in purezza, che deve mettere in conto, viaggiando controcorrente, un gran lavoro di mantenimento, anche se le condizioni al contorno (terra fertile, porosa, irrigata) sono impeccabili. Figuriamoci poi se, come spesso accade, il contorno è pessimo.

Un eccesso di concime, o lo spargimento irrazionale di diserbanti e geodisinfestanti può fare solo danno, squilibrando il terreno, e favorendo magari germinazioni di specie indesiderate, che sono invece solo la naturale reazione all'offesa ricevuta.

Ogni alterazione di equilibrio genera una reazione, e spesso un danno
La naturale conseguenza di quanto detto, è la vigorosa reazione con cui il prato risponde ad ogni nostra "offesa". Sì, offesa, anche se fatta con le migliori intenzioni.

Volere un prato inglese, averne l'ossessione, radendo al suolo arbusti, fiori spontanei ed alberi, è la manifestazione più evidente dell'incoscienza. Per quanto mi riguarda è la degenerazione, un'idea distorta del giardino, dell'ecosistema, e del rispetto.

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