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24 Oct
24Oct

Dal caso dell'estate del 2022 della Sfattoria degli Ultimi a Roma, a quello dei 9 cinghiali chiusi  per settimane nel parco della Maggiolina a La Spezia, sono emerse due verità importanti:

1) L'enorme difficoltà delle istituzioni a comprendere come i tempi siano totalmente cambiati e la loro totale inadeguatezza;
2) La mobilitazione non solo mediatica finalmente, di animalisti ma anche gente comune dotata di buon senso.

Sono intervenuti i gruppi, le associazioni, semplici cittadini, medici veterinari.
Ma esiste un aspetto clamoroso di tutta la questione che riguarda i cinghiali e la loro presenza nelle città. Qualcosa che ribalta completamente l'approccio finora utilizzato che smaschera l'errata convinzione di dover intervenire con gli abbattimenti per contenerne il numero.

I dati scientifici, lo hanno spiegato molto bene i veterinari, dal Prof. Mazzatenta docente della Facoltà di Medicina Veterinaria al Dr Vacchetta, dimostrano in modo inconfutabile come la proliferazione della popolazione del cinghiale e quindi anche l’aumento dei danni causati all’agricoltura e degli incidenti stradali, sia conseguenza diretta della pressione venatoria nei confronti di questa specie.

Spieghiamolo meglio:
l’aumento della popolazione del cinghiale e diffusione sul territorio è proprio la caccia. “I branchi dei cinghiali sono dominati dalle femmine “matriarche”, che sono le uniche che si riproducono, proprio grazie all’emissione dei feromoni, che inibiscono la fertilità delle femmine di rango inferiore.
I cacciatori, che come sempre accade sono quelli che hanno creato il problema, conoscono bene questo fenomeno. Infatti, durante le loro braccate al cinghiale, abbattono volutamente le femmine matriarche, creando quindi la disgregazione dei branchi, ed innescando una reazione nelle altre femmine di rango inferiore, che vanno subito in estro, riproducendosi più volte nello stesso anno e formando a loro volta altri branchi”.


I cacciatori, o più in generale gli esseri umani sono sempre, SEMPRE, gli unici responsabili degli sconquassi in natura.
L'ISPRA conferma: “Sui cinghiali la politica a base di doppiette ha fallito".
Il 23.09. 2015 l'Enpa commentava i risultati delle rilevazioni scientifiche dell’Istituto e puntava il dito contro le Regioni che si sono sempre affidate ai cacciatori.
Il Prof. Mazzatenta, ha ricordato che in Toscana, con l’abbattimento, il numero di esemplari è raddoppiato, raggiungendo le 200mila unità.

Ma niente. Sui social ancora si discute sulla necessità urgente di uccidere.
E si uccide.



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